Quando Bob (il nostro Capo Reparto, il mitico Roberto Stanzione) ci parlò del Jamboree fummo subito entusiasti, perché era un viaggio all’estero con gli scouts e in quegli anni non era usuale prendere un aereo e vedere un po’ di mondo. L’idea di poter partecipare al raduno mondiale dello scautismo ci catturò per i diversi mesi prima della partenza.
Ci preparammo per tempo e Bob fu ancora più esigente del solito nel verificare i nostri valori personali, la nostra passione scout, le nostre competenze tecniche, la nostra energia e capacità di vivere una esperienza come quella del Nordjamb ’75.
Ricordo ancora l’arrivo a Lillehammer nell’area dedicata al campo: uno spazio immenso e verdissimo con un bellissimo fiume. Le nostre divise ordinate e il fazzolettone giallo con il simbolo del sottocampo (Nordkapp, in cui era basato il nostro contingente 310103) oltre al nostro grigio scuro con la riga rossa. La nostra pattuglia era quella dei Gabbiani del Lario: i capi ci avevano insegnato ad essere ben inquadrati ma, da quindicenni quali eravamo, ammetto che non fummo sempre perfetti.
Il motto del Jamboree era “Five fingers – One hand”, quindi la collaborazione tra tutti noi doveva essere al meglio e fin dall’inizio fu tutto emozionante: il viaggio in aereo, la varietà di lingue parlate, i profumi, i campi e poi l’arrivo nella natura di Lillehammer. Incontrare scouts da tutto il mondo nel 1975 fu davvero straordinario!
Tra le varie attività quella che ricordo ancora perfettamente è l’hike, in cui i partecipanti vennero distribuiti in pattuglie composte ad hoc da scouts di diversa nazionalità. La durata fu di due giorni, con la ricerca del percorso per tornare al campo con la bussola e la cartina, preparando e cuocendo il pane, dormendo all’addiaccio.
La fratellanza scout fu evidente in tutti i giorni trascorsi al Nordjamb ’75. Fu facile conoscere scouts di altre nazioni e scambiare con loro le nostre esperienze, la nostra cultura e… la nostra cintura scout. Mi spiace per la qualità e la scarsità delle foto, ma all’epoca non c’erano i cellulari. Nonostante il tempo che passa, la promessa scout è sempre viva dentro di me.
Buona Caccia!
Franco, 15 anni