Per noi cosiddetti “Occidentali” visitare un Paese dell’Estremo Oriente, ma direi soprattutto il Giappone, è un’esperienza indimenticabile. Tutto è mooooolto diverso da ciò a cui siamo abituati e può quindi sembrarci strano, ad esempio: il letto arrotolabile, il cibo organizzato nel bentō, il water supertecnologico, i mezzi pubblici con i personaggi dei manga… Quando sono stato in Giappone ho capito perché abbiamo lo stereotipo del turista che fotografa qualsiasi cosa, visto che anch’io ho fatto così! Perfino il coperchio di un tombino è particolare e può diventare una piccola opera d’arte, cercateli online e capirete cosa intendo.
Il jamboree del 2015 è stato una girandola di colori, odori, sapori, volti, suoni, panorami, ricordi. Dovunque si volgesse lo sguardo c’era qualcosa di interessante: persone con i loro vestiti tradizionali, danze tribali, concerti di musiche folk, giochi di strada e naturalmente tanti sorrisi, strette di mano, abbracci e amicizie nate nel giro di qualche secondo. Tutta questa bellezza per fortuna contribuiva a non pensare troppo al gran caldo che c’era, infatti la spiaggia (hama) di Kirara si trova circa alla stessa latitudine di Rabat, la capitale del Marocco.
Al campo ero inserito nel team informatico e il mio servizio consisteva principalmente nel verificare che la rete wi-fi funzionasse dappertutto ed eventualmente intervenire in caso di anomalie. Una o due volte al giorno dovevo fare il giro di un certo numero di sottocampi e misurare la velocità della connessione, il tutto a piedi oppure, se ero fortunato, potevo prendere una delle poche biciclette a disposizione. La prima volta che sono salito su una di queste e ho provato i freni mi sono quasi ribaltato, perché in Giappone il senso di marcia è a sinistra e quindi, ovviamente, anche i freni delle bici sono al contrario rispetto ai nostri.
Alberto, 40 anni