
“Get Engaged, Engage Others and Engage with Others” è stato il motto della sedicesima edizione del World Scout Moot. Un invito ai giovani adulti a impegnarsi in prima persona per un mondo più giusto, con gli altri e per gli altri.
Ma facciamo un passo indietro: che cos’è il Moot? È un evento scout mondiale, si tiene ogni 4 anni ed è destinato alla fascia di età dei “giovani adulti”, cioè chi ha tra i 18 e i 26 anni. Nel 2025 si è tenuto in Portogallo dal 25 luglio al 3 agosto, ma la location cambia a ogni edizione: il primo Moot, infatti, si tenne al Centro Scout Internazionale di Kandersteg nel 1931. Altra curiosità: la parola Moot deriva da un antico termine anglosassone per riunione (meeting, in inglese), nel senso dell’occasione in cui si sollevano argomenti per la discussione.
Okay, ora che il contesto storico è chiaro, è ora di spiegare cosa si è fatto concretamente in questi 12 giorni di campo. Questa edizione si è svolta in varie parti del Portogallo: la cerimonia di apertura è stata a Lisbona, quella di chiusura a Porto, mentre a Ovar si è tenuto il campo fisso. Tra la cerimonia di apertura e l’inizio del campo fisso ciascun partecipante è stato assegnato ad un gruppo di circa 40 persone, chiamato “Path”, con cui avrebbe passato i primi 4 giorni di campo dopo l’apertura. Ogni Path è stata guidata da alcuni Path leader, ragazzi che durante l’anno si erano impegnati a organizzare questa prima parte del Moot. Io e la mia Path siamo stati a Viana do Castelo, una città poco più a nord di Porto, in cui abbiamo vissuto appieno l’esperienza portoghese. Le altre Path si trovavano in tutto il resto del Portogallo, i più fortunati sono stati addirittura alle Azzorre o a Madeira!
Quella del campo mobile è stata un’esperienza unica, quasi difficile da raccontare, perché è andata ben oltre le semplici attività che abbiamo svolto, tra cui bodyboarding nell’oceano, una degustazione di miele, un cammino lungo il mare ecc. Durante quei primi giorni di campo abbiamo creato dei legami profondi e sinceri, anche con chi faceva più fatica a parlare inglese e veniva dai posti più lontani. Abbiamo condiviso momenti speciali in cui l’internazionalità è stata vissuta come una ricchezza e non come una “fatica”. Nella mia Path erano presenti le più svariate nazionalità: dal Portogallo alla Malesia, passando per il Lussemburgo e arrivando fino in Nuova Zelanda, tornando indietro passando dal Costa Rica e poi dall’Honduras, e tanti altri paesi. Durante la serata internazionale abbiamo condiviso le nostre tradizioni e i nostri cibi, scoprendo le peculiarità di ogni Paese e condividendo anche le abitudini scout più particolari!
Dopo il campo mobile a Viana ci siamo spostati ad Ovar, dove tutti gli altri partecipanti si sono riuniti per i successivi cinque giorni di campo. Il campo fisso era una distesa infinita di tende all’interno di una pineta sabbiosa, in cui perdersi di notte era piuttosto facile. A Ovar ognuno sceglieva le attività da fare di giorno in giorno, tra cui attività sportive, culturali o acquatiche. Ad esempio una mattina ho fatto surf, mentre nel pomeriggio ho imparato come si fanno i tradizionali pastéis de nata. Insomma, di tutto e di più.
Durante il campo abbiamo anche partecipato a incontri con alcuni enti internazionali: io in particolare ho seguito il workshop della Croce Rossa, incentrato sui valori dell’associazione. Ogni sera poi, veniva proposto un evento diverso: c’è stato il Moot Got Talent, la serata internazionale con i banchetti di cibo, lo spettacolo di ogni contingente sul palco, una discoteca all’aperto… Il Moot non si fermava mai: 24 ore al giorno di attività e stimoli diversi!
Dopo la cerimonia di chiusura a Porto è arrivato il momento di tornare in Italia. Dopo un campo del genere ci vogliono almeno tre giorni per metabolizzare il tutto. Anzi, anche una settimana se si conta il tempo per recuperare il sonno, disfare lo zaino, aprire la tenda e mettere a posto tutto. La stanchezza poi passa, ma le emozioni e le risate vissute in quei giorni restano scolpite nel cuore. Sono grata di aver potuto vivere questa esperienza e di aver conosciuto persone che oggi posso chiamare amici.
Che bello tornare a casa sapendo che, in un altro continente, qualche altro scout della mia Path sta raccontando le stesse cose con la stessa nostalgia, già pensando a quando ci rincontreremo. Che bello sapere che ottomila persone hanno condiviso la bellezza e la semplicità dello scautismo, consapevoli che possiamo concretamente aiutare il prossimo e rendere il mondo un posto migliore.
“Uma vez juntos no caminho, para sempre irmãos de jornada”
Una volta insieme nel cammino, per sempre fratelli di viaggio.
Sperando di poter rivivere presto un’esperienza così, vi saluto, buona strada.
Alice, 23 anni







